«I nostri sentieri nascondono delle potenzialità straordinarie. Sono percorsi ogni anno da tantissimi turisti, provenienti spesso da altri paesi europei ed extraeuropei. Cosa credete che pensino della nostra regione, vedendo tutte quelle moto?».
Vinicio Ruggeri, presidente del Club Apino regionale, “punta il dito”. In primis, contro chi rovina «la nostra rete escursionistica», che sarebbe minacciata «dall’uso a fini di svago da parte di moto, quad e auto». In secondo luogo, contro la legge regionale che quella rete dovrebbe tutelarla e, anzi, valorizzarla. E che invece, secondo Ruggeri, fa l’esatto contrario, «permettendo la possibilità di percorrere i sentieri di montagna anche con mezzi motorizzati». Ma andiamo con ordine. Nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione - firmata da undici associazioni ambientaliste, tra le quali la Fiab, Italia Nostra, il Wwf, Legambiente e lo stesso Cai – sulla nota piattaforma “Change.org”.
Oggetto: «modifica della legge regionale 14/2013 per inibire l'accesso motorizzato di svago e sportivo su sentieri montani e mulattiere».
O meglio, correzione dell’articolo 4 di tale normativa. Proprio quello che permette, in pratica, il transito di moto, quad e fuoristrada. Una postilla che, secondo Ruggeri, sarebbe stata aggiunta «all’ultimo minuto» da due dei firmatari, gli ex consiglieri regionali Pd Marco Barbieri e Gabriele Ferrari. Una modifica in corso d’opera che Ruggeri non stenta a definire «sciagurata» e che unitamente all’assenza del regolamento attuativo permette a motociclisti&co di girare liberamente per i sentieri della regione. Tanto che, spiega ancora il presidente del Cai, «abbiamo registrato un aumento degli accessi e, conseguentemente, notato danni pesanti alla rete escursionistica».
Secondo le associazioni promotrici, il “traffico motorizzato selvaggio” produrrebbe «un alto impatto ambientale sulla fauna, sulla flora e sul fondo dei sentieri». In più, come si legge nel testo della petizione, «rappresenta un pericolo e un disincentivo alla diffusa pratica dell’escursionismo e un ostacolo alla tutela e allo sviluppo appropriato dei territori collinari e montani».
Sì, perché, spiega ancora Ruggeri, sentieri e mulattiere rappresentano anche un’opportunità economica: «L’Emilia Romagna è percorsa da una rete di itinerari di lunga percorrenza di grande valore naturalistico, storico e devozionale. Ne abbiamo contati almeno una quindicina».
E sarebbero in tanti, in gran parte stranieri, ad usufruire. Manco a dirlo, questo «importante sostegno all’economia montana sarebbe fortemente disincentivato dalla presenza di motociclette e quad».