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Adesso è finita per davvero: nel senso che il Cesena Calcio non esiste più.
Dispiace, certo: ma sul serio.
Perché rivalità e sfottò a parte, doverosi, che fan parte del gioco, alla fine della fiera a pagare son poi sempre gli stessi: e cioè i tifosi.
Gli affezionatissimi.
Che l’anno prossimo, poveri loro, dovranno sorbirsi il derby col Romagna Centro.
E anche col Modena, fallito a campionato in corso nel 2017: una sfida fuori categoria, per i Dilettanti. Ma che appunto, ahiloro, resterà nella cerchia del quarto campionato italiano, inteso come serie D.
Se dispiace? Sinceramente sì: perché un nemico implica odio, certo... ma anche rispetto. E’ la tua controparte, volente o non: quello che non sei, ma che al contempo esiste. Perchè c'è modo e modo di odiarsi: e lo si può sempre fare in modo civile, riconoscendo le qualità dell'avversario. E magari, perchè no, dandosi pure l'estremo saluto: Giorgio Almirante, per dire, si recò al funerale di Enrico Berlinguer per rendergli l'ultimo omaggio.
E non che in vita fossero stati proprio amici, ecco.
E quando in quel film Heath Leadger rivela al Nemico di essere la sua parte mancante, e viceversa, ("tuuu completi meee": serve davvero specificare di che pellicola si tratta?) allora tutto, improvvisamente, torna.
Batman e il Joker.
Dio e il Diavolo.
Bologna e Cesena: con l'uno che non può esistere senza l'altro.
L'altra faccia della medaglia: la controparte.
Il Bene e il Male: l'Eroe e il suo Nemico.
A seconda della prospettiva per decidere i ruoli, ovviamente.
E che Nemico, nel nostro caso: non che gli altri sian da meno, ma insomma. Si parla di un Nemico con la N maiuscola: che fedele alla massima di un certo signor Bonaparte, che di nemici ne faceva collezione, meriterebbe sempre lunga vita. Lunghissima: per assistere, ovviamente, al trionfo dell'altro. Cosa che da morto, o fallito, appunto, non potrebbe mai fare: ecco dunque spiegato il motivo dell'augurio di vita eterna.
Il Cesena è morto, viva il Cesena, dunque? Non esageriamo: anche perché quando si tratta della squadra bianconera, del Cavalluccio…si parla dell'Altro, rispetto al Bologna.
La Nemesi: quello che ti detesta fino alla morte.
Che canta più contro di te che per i suoi colori.
Perchè sì, va bene, oramai il derby non si gioca da sei anni: e per lo meno per una decina, probabilmente, non si disputerà più.
Ma la rivalità non finirà mai: poco, ma sicuro.
Perchè non è di certo un segreto che dalle parti della Romagna Bianconera vivano per veder perdere Bologna. E non solo: non è neanche un mistero che da Cervia a Bellaria, da Forlì a Cattolica, l’odio calcistico si fondi a quello più prettamente sociale, inteso come voglia di indipendenza, da parte romagnola, per staccarsi dalla boriosa Emilia, identificata in un tutt’uno con La Grassa.
Perché l’odio di Cesena per Bologna parte ben lontano dal rettangolo di gioco: con la voglia di autonomia, certo (come un figlio viziato che vuole andare a vivere da solo coi soldi dei suoi, senza uno stipendio stabile), ma con anche dell'altro in mezzo.
E cioè motivi alla base di ogni rivalità ancestrale: lo starsi sui cosiddetti a vicenda, per dire. Perchè paradossalmente si è troppo simili.
Ma sul serio eh: perchè se gli opposti si attraggono, i simili, di riflesso... si detestano. E romagnoli e bolognesi simili lo sono: forse fin troppo.
Pur non sapendolo, forse. Fratelli separati alla nascita: e che forse proprio per questo non potranno mai amarsi. Why can’t be friends, cantavano anni fa gli Smash Mouth. Perché non possiamo essere amici? Bè, sinceramente, per mille e più motivi: non ultimo la regolare invasione da giugno ad agosto, ogni anno, delle spiagge romagnole da parte bolognese.
Con noi, ovviamente, a rivestire la parte degli invasori, degli occupanti.
Poi ovvio che non gli stiam simpatici.
Questo non può impedire di certo l’augurio, ai nemici di sempre, di una pronta risalita: anche perché un rivale vero, in fondo, non può che rafforzare paradossalmente la tua identità.
Nel senso che se il Cesena è la squadra della Romagna Indipendentista, che mangia piadine e beve Sangiovese, il Bologna, di riflesso, è la squadra dei Bolognesi Capoluoghisti, che mangian tortellini e bevono Pignoletto, quasi per dispetto agli altri. L'eterna lotta tra il mare e la città: tra la provincia e il capoluogo. Una sfida senza fine, che non sarà di certo il fallimento cesenate a fermare.
Ma ora che anche un’altra delle grande nemiche di sempre se n’è andata, verso posti di certo non migliori, c’è dunque un grande vuoto da riempire, nell'universo Bologna: quello appunto dell'Altra.
Del Male.
La Grande Nemica.
Ruolo vacante, al momento: che con la progressiva decadenza della rivalità con la Fiorentina, le scomparse del Cesena e quell’ancor prima del Modena, rischia di rimanere inassegnato ancora per un po' ( Spal? Parma? Ma no: non è e non sarà mai la stessa cosa). Poi certo, le rivalità vere continuano anche senza incontrarsi sul campo: e quella tra rossoblù e bianconero, nonostante la differenza di categoria, state certi che non morirà mai.
Che poi, a pensarci, l'anno prossimo il Cesena verrà più volte dalle parti di Bologna: non al Dall’Ara, beninteso, ma bensì a Sasso Marconi, Budrio e persino Zola Predosa. Dalla porta secondaria: dove potranno cantare a squarciagola il loro vasto repertorio di cori anti-felsinei. Contenti loro...
Scherzi a parte, speriamo sinceramente che il Cavalluccio possa tornare al più presto al suo posto: perché il calcio vive di queste rivalità e campanilismi, che si trascinano dall’antichità ai giorni nostri. Ed oggi, con la perdita di una delle sue storiche “provinciali” ( che da sempre, per il calore del pubblico e i buoni risultati sul campo tra ’70 e ’80, viene segnata nel Campionato Ideale di serie A), il calcio italiano perde tanto, tantissimo: anche alla luce di un $a$$uolo senza pubblico e città che continua a rovinare il pallone nostrano. Ma questa è tutta un’altra storia: e scusate se ce lo mettiamo dentro sempre e comunque…ma fa proprio rabbia, a pensarci.
Un augurio finale dunque, stavolta per davvero, ai nostri figli putativi ( “Cesenate figlio di bolognese in vacanza” uno degli slogan più divertenti e veritieri sbandierato da parte rossoblù). Perché insomma, verso la propria prole bisogna sempre essere comprensivi: altrimenti, uno…che genitore è?