tarantola17
00venerdì 16 febbraio 2007 18:23
L'anticorpo monoclonale agisce bloccando l'azione del fattore di crescita NGF fondamentale nel meccanismo del dolore
L'istituto di neuroscienze del Cnr, in collaborazione con l'EBRI-European Brain Research Institute e con la società biotecnologica Lay Line Genomics ha scoperto un anticorpo sintetico, Mnac13, contro il dolore.
La ricerca ha dimostrato che questa proteina blocca selettivamente l'azione della proteina NGF (Nerve Growth Factor), il fattore di crescita scoperto da Rita Levi Montalcini. In questo modo interrompe la serie di reazioni cellulari che conducono al dolore.
Flaminia Pavone dell'Istituto di neuroscienze spiega che l'anticorpo monoclonale scoperto ha dato ottimi risultati nella sperimentazione sugli animali, sia sul dolore infiammatorio che su quello neuropatico e non ha causato effetti collaterali. L'anticorpo, dai test, è risultato infatti in grado di indurre un innalzamento della soglia di sensibilità al dolore in un modello di sofferenza legata alle infiammazioni, simile al dolore postoperatorio, e un effetto analgesico di lunga durata anche sul dolore neuropatico, caratteristico di numerose neuropatie cliniche come la neuropatia posterpetica e diabetica.
Inoltre, Mnac13 può anche essere usato insieme ad altri farmaci analgesici, gli oppiacei, potenziandone gli effetti benefici; in questo modo sarebbe possibile aumentarne l'efficacia e ridurne nel contempo gli effetti collaterali.
Il prossimo passo è quello di procedere con i test clinici e se anche questi saranno positivi entro qualche anno saranno disponibili i primi farmaci.
Gli anticorpi monoclonali, sintetizzati in laboratorio, agiscono similmente agli anticorpi naturalmente presenti nell'organismo, bloccano cioè le molecole che, per i secondi, sono agenti esterni.
''Nel nostro caso - continua Pavone - l'obiettivo dell'anticorpo è NGF. L'unione di questa proteina con il suo recettore provoca una serie di reazioni che portano a percepire il dolore. Il nostro anticorpo Mnac13 legando il recettore, gli impedisce di legarsi al fattore di crescita''.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Pnas" della National Academy of Science americana.
Fonte: Molecularlab.it (16/02/2007)