Buoni postali, lo choc dei rendimenti dimezzati

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angelico
00giovedì 19 dicembre 2013 00:38
Buoni postali, lo choc
dei rendimenti dimezzati
L’avvocato ai risparmiatori: “Fate causa, ecco in che modo”

I Buoni postali sono emessi dalla Cdp
+ I Buoni fruttiferi e l’eredità dei genitori A CURA DI GLAUCO MAGGI


LUIGI GRASSIA
Nei fumetti dei nostri nonni, il Signor Bonaventura concludeva felicemente ognuna delle sue avventure guadagnandosi un grande pezzo di carta, su cui c’era scritto «Un milione» (di lire). E la realtà ha imitato la fantasia: alcuni nostri genitori o nonni hanno davvero in casa qualche vecchio buono postale, su cui c’è proprio scritto «Un milione» (di lire) o l’indicazione di altri tagli più piccoli. Però la storia non è a lieto fine come quella del Signor Bonaventura. Dice l’avvocato Marta Buffoni, di Novara, che sta seguendo diversi clienti che si ritengono imbrogliati: «Uno dei miei assistiti possiede cinque buoni postali ordinari trentennali da 5 milioni l’uno che adesso hanno raggiunto la scadenza. Si è presentato a incassarli, e sulla base di quello che c’è scritto sugli stessi buoni si aspettava di ricevere circa 90 mila euro, maturati in un trentennio. E invece la Poste gli hanno detto che in base a certe regole, cambiate nel frattempo, ma cambiate a sua totale insaputa, gli vogliono liquidare solo 45 mila euro». È un caso fra molti altri – l’avvocato Buffoni collabora anche con l’associazione di consumatori Codici. Il legale ha appena ottenuto dal Giudice di Pace di Novara un decreto ingiuntivo che obbliga le Poste a pagare tutto. «È già stata pagata la differenza ed il mio cliente ha ottenuto soddisfazione. Ma questo non risolve in problema, perché le Poste hanno fatto opposizione e la vicenda giudiziaria è soltanto all’inizio».

Prima di raccontare il come e il perché dell’intera faccenda, Marta Buffoni lancia un appello: «Se andate allo sportello a incassare i vostri buoni postali e vi danno meno di quanto vi era stato promesso, non firmate la liberatoria che vi metteranno davanti. Prima di incassare, chiedete assistenza ad un legale o ad un’associazione dei consumatori per redigere una raccomandata in cui specificate di considerare il pagamento come soltanto parziale, e vi riservate di agire in giudizio per ottenere la differenza». Secondo avvertimento dell’avvocato: «Un altro mio cliente, possessore di buoni ordinari emessi nell’83, ha sentito dire che alla scadenza dei trent’anni, il 31 dicembre, bisognerà incassare in tutta fretta i buoni, perché dopo quella data diventeranno carta straccia. Ma non è vero perché, dalla scadenza, ci sono dieci anni di tempo per procedere all’incasso. Non incassate senza prima spedire la raccomandata e senza chiedere l’assistenza di un avvocato o di un’associazione di consumatori».

Ai buoni postali si rivolgono soprattutto investitori poco esperti: casalinghe, pensionati. Ma nel lungo termine si sono rivelati un investimento molto azzeccato e remunerativo, «purché i patti siano rispettati», dice l’avvocato Buffoni. Le Poste sono l’ente collocatore di titoli emessi da Cassa depositi e prestiti. Non si tratta di titoli virtuali, questi buoni sono proprio di pezzi di carta, grandi come un terzo di foglio formato A4. Ogni buono riporta il nome del titolare, il taglio, la scadenza (da 5 a 30 anni) e la progressione degli interessi. Ecco, questo è un punto fondamentale. Il risparmiatore non incassa cedole, ma scorrendo col dito legge sul suo buono in che misura il suo capitale si rivaluta, anno dopo anno, in modo prestabilito. L’incasso avviene solo alla fine, quando il buono scade (o se viene liquidato prima, come si può sempre fare).

Ma purtroppo da un certo punto in avanti non c’è stata più corrispondenza fra quanto scritto sui buoni e quanto maturava davvero. «I rendimenti sono stati più volte ridotti per legge, nel corso degli anni» dice l’avvocato Buffoni. «Ma i risparmiatori non sono stati adeguatamente informati sul rischio di riduzione dei tassi collegato all’operazione di investimento. Non c’era bisogno di fare segnali di fumo fra le due sponde dell’oceano: si trattava di informare persone che tutti i mesi andavano alle Poste a ritirare la pensione». L’avvocato ritiene che l’obiezione delle Poste (formalmente ineccepibile) secondo cui tutto è stato fatto a termini di legge non impedirà di vedere le proprie difese accolte. Marta Buffoni ha pronta una serie di argomentazioni legali che però non anticipa per non scoprire le sue carte e non avvantaggiare la controparte.
Come rispondono le Poste? Ecco il loro commento scritto: «Poste Italiane, in quanto collocatore di prodotti di terzi, si è limitata ad applicare la variazione dei rendimenti come previsto dal decreto del ministero del Tesoro del 13/6/1986. La modifica del tassi di interesse rispetto a quanto riportato sul retro dei Buoni Postali Fruttiferi è stata disposta dal Ministro del Tesoro di concerto con il Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, e resa nota mediante pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 28/06/1986».
Sabato alle 10 l’avvocato Buffoni terrà a Novara (Biblioteca Negroni) una conferenza su questo problema.


www.lastampa.it/2013/12/16/economia/tuttosoldi/buoni-postali-lo-choc-dei-rendimenti-dimezzati-qotMPM473qKTsxoy7df7NP/pag...
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