Ecco un resoconto della vicenda, che sarebbe tra il grottesco e il ridicolo, se non fosse per l’azione vandalica perpetrata verso il monumento superstite delle sette meraviglie del mondo antico:
Due tedeschi che si autodefiniscono «archeologi dilettanti» hanno pensato bene di mettersi in tasca pezzetti della Grande piramide di Giza, l’unica sopravvissuta fra le sette meraviglie del mondo antico, e portarli a casa per farli analizzare. Certo, adesso si ritrovano sotto inchiesta penale, mentre i loro collaboratori egiziani sono in galera. Ma vale la pena di sacrificarsi per servire una nobile causa: dimostrare che il celeberrimo monumento non è stato costruito dal faraone Cheope ma dagli alieni, dagli abitanti di Atlantide, o al massimo da una civiltà molto più antica di quella egizia.
Ecco i fautori dell’incredibile episodio
Dominique Görlitz e Stefan Erdmann.
La Grande Piramide? Forse opera degli alieni. Secondo l’accusa, Dominique Görlitz e Stefan Erdmann nell’aprile 2013 hanno convinto funzionari locali e guardiani del sito archeologico a lasciarli entrare nelle camere interne della piramide, normalmente riservate agli studiosi, in compagnia di un fotografo-cineoperatore. Una volta dentro, hanno puntato dritto sul “cartiglio di Cheope”, un’iscrizione che gli egittologi considerano contemporanea alla costruzione del manufatto, circa 2.500 anni prima di Cristo.Da due secoli, tuttavia, circola una teoria del complotto secondo cui il “cartiglio” è falso. A dipingerlo sarebbe stato nel 1837 lo stesso Howard Vyse, lo scopritore della Grande piramide, allo scopo di ottenere nuovi fondi per le sue esplorazioni. Secondo un’altra scuola di pensiero, l’iscrizione sarebbe stata effettivamente apposta da Cheope, ma per appropriarsi di un monumento preesistente.
Il cartiglio da “smascherare”.
Convinti di poter smascherare definitivamente la cospirazione degli egittologi, i due dilettanti dell’archeologia hanno asportato, sostiene la procura tedesca, frammenti dei colori dell’iscrizione e della pietra sottostante e li hanno consegnati ai laboratori dell’università di Dresda. Sicuri che le analisi avrebbero dimostrato che i pigmenti appartengono all’epoca moderna. Il responso, però, si faceva attendere. Così, impazienti di assurgere alla fama planetaria, alla fine dello scorso anno Görlitz ed Erdmann hanno caricato su YouTube un bel video che documentava la loro impresa. Scatenando le ire del mondo intero. L’ambasciata di Berlino al Cairo si è affrettata a proclamare che i due non hanno nulla a che fare con la Repubblica federale o con le sue istituzioni culturali e accademiche. L’università di Dresda li ha sconfessati con pari enfasi, e ora intende restituire i campioni all’Egitto senza neanche concludere le analisi.
L’ira degli egiziani.
Una mossa che non ha scongiurato l’ira delle autorità egiziane, che hanno annunciato l’interruzione perpetua di ogni collaborazione con l’ateneo. Altrettanto inefficaci le pubbliche scuse della coppia di dilettanti. Sei persone, fra guardie, impiegati locali del ministero delle Antichità e operatori turistici sono state incarcerate in Egitto. Altri funzionari ministeriali sono stati trasferiti in località remote. Nel loro Paese, Görlitz ed Erdmann sono indagati per furto e vandalismo.
Michele Concina