In calo i laureati occupati Solo il 71,5% trova lavoro in 4 anni

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angelico
00lunedì 21 maggio 2012 22:39
Laureati alle prese con la crisi "Pronti a andare all'estero"
Rapporto Almalaurea: ormai irraggiungibili gli obiettivi Ue. Donne più brillanti: il 40,6% si laurea in corso



Laureati in calo (Fotogramma)
MILANO - L'Italia scivola sempre più lontana dagli obiettivi europei, che vogliono per il 2020 laureato il 40% della popolazione di età 30-34 anni: attualmente siamo fermi al 20%, contro il 37% nel complesso dei Paesi Ocse. E sono sempre meno i giovani che si avvicinano al mondo universitario: i 19enni che si iscrivono a un ateneo sono solo il 29%, meno di uno su tre. Si registra, è vero, un aumento del numero dei laureati (dai 172mila del 2001 ai 289mila del 2010), il 68% in più, ma solo perché sono lievitati i titoli universitari.
IL RAPPORTO - Sono i dati che emergono dal XIV Profilo dei laureati italiani di AlmaLaurea, presentato a Roma. Negli ultimi otto anni, si legge nel rapporto, le immatricolazioni sono diminuite del 15%: un dato pesante, frutto del calo demografico, della diminuzione degli immatricolati in età più adulta, del deterioramento della condizione occupazionale dei laureati. Ma anche della crescente difficoltà di tante famiglie a sostenere i costi diretti e indiretti dell'istruzione universitaria, a fronte di una politica del diritto allo studio ancora carente.

L'UNIVERSITÀ SOTTO CASA - Alcune pennellate di «dettaglio»: la metà degli studenti (49%) è «stanziale», cioè sceglie un corso nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma. Sono aumentati anche i laureati «poco motivati» (dal 10 al 14%). In compenso, rispetto all'università pre riforma, nel 2011 è cresciuta la quota di giovani che termina gli studi in tempo (39% contro 10%), «è aumentata la frequenza alle lezioni, si è estesa l'esperienza di stage e tirocini svolti durante gli studi come anche le opportunità di studio all'estero».
Chi arriva alla laurea di primo livello - osserva Almalaurea - proviene da classi sociali meno favorite, tende a studiare sotto casa e raggiunge il traguardo a 24 anni. Il 77% intende proseguire la formazione, tra questi il 61% con la specialistica. I laureati specialistici, biennali e a ciclo unico, sono «piu» avvantaggiati socialmente e culturalmente, più disponibili alla mobilità tra sedi universitarie e hanno più esperienze di studi all'estero nel curriculum».

MEGLIO LE DONNE - Il dato positivo è l'aumento delle studentesse, ormai prevalenti nei percorsi universitari, anche in quelli considerati roccaforti maschili: le donne rappresentano il 64% del complesso dei laureati specialistici a ciclo unico e arrivano alla laurea più giovani. Si laurea in corso il 40,6% delle laureate 2011 contro il 36,4% degli uomini; differenze che si riscontrano in tutti i tipi di laurea a vantaggio delle donne (in particolare, in corso è il 48,2% delle laureate nei percorsi specialistici contro il 45,7% dei laureati). Assai diffuse risultano le esperienze di tirocinio e stage riconosciute dal corso di studi, a sottolineare, si legge nel rapporto Almalaurea, il forte impegno delle università e la crescente collaborazione con il mondo del lavoro (oltre l'80% dei tirocini sono stati svolti al di fuori dell'università). Sono esperienze che entrano nel bagaglio formativo di 60 laureati su cento.

IL LAVORO - Fra gli oltre 121mila laureati triennali del 2011 l'etá alla laurea è pari a 25,7 anni e si contrae sino a 24 anni al netto dell'immatricolazione ritardata. Sotto questo profilo il ruolo dell'attività lavorativa (continuativa a tempo pieno), svolta contemporaneamente agli studi, risulta determinante. Non a caso i più giovani a concludere gli studi risultano i laureati dei percorsi nei quali questo tipo di esperienza lavorativa è meno presente, come quelli geo-biologico e linguistico (entrambi a 24,6 anni), economico-statistico e ingegneristico (entrambi a 24,7 anni), mentre l'etá più elevata si riscontra fra i laureati dei gruppi insegnamento (28,4 anni) e giuridico (29,6).

Redazione online
21 maggio 2012 | 20:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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angelico
00martedì 22 maggio 2012 20:32
Sempre più disponibili a lavorare all'estero. I laureati del nostro Paese sono lontani dagli stereotipi con cui molti, anche i decisori, continuano a rappresentarli. Più regolari negli studi, più presenti alle lezioni e con più esperienze di stage e tirocini, sono pronti a assumersi le proprie responsabilità e a cercare le opportunità là dove vengono offerte. Negli ultimi quattro anni, caratterizzati da una crisi interminabile, la percentuale dei ragazzi pronti a lasciare l'Italia è salita fino al 44 per cento. Una crescita di otto punti percentuali. E questo in un contesto in cui la disoccupazione giovanile è passata dal 22,8 per cento della fine del 2008 al 35,9 per cento di marzo di quest'anno.

Elemento chiave di ogni sviluppo, i giovani laureati, l'istruzione come strumento di mobilità sociale e la questione della valutazione degli atenei, sono gli oggetti di studio della nuova indagine di AlmaLaurea che ha coinvolto 215mila laureati.

QUALE SCELTA UNIVERSITARIA? 1

Tra tempismo e presenze. Dal rapporto emerge come continui a crescere la quota dei giovani che concludono gli studi nei tempi previsti, così come quella di coloro che frequentano le lezioni e partecipano a esperienze di stage e tirocini durante gli studi. Il 68 per cento dei laureati del 2011 ha frequentato le lezioni e in media ha concluso le tesi in 5,7 mesi, mentre sette anni fa ne erano serviti molti di più (8,4 mesi).

All'ambito traguardo i laureati sono sono arrivati con un'età media di 26,9 anni. Nel 2004, l'anno precedente le ultime riforme, avevano quasi un anno in più (27,8 anni). Ma la differenza con allora è ancor più ampia di quanto sembri. La diversificazione dell'offerta formativa generata dalla riforma ha in qualche modo determinato anche un ritardo all'immatricolazione valutabile in un paio di anni (vedi tabella 2). Così, al netto di questo ritardo, l'età alla laurea media è pari a 24,9 anni. L'evoluzione viene confermata anche dal fatto che ora il 17 per cento dei laureati ha meno di 23 anni e solo il 45 per cento arriva con un ritardo alla laurea (era il 65 per cento nel 2004).

I tirocini durante gli studi e il lavoro. Dal 2004 e oggi, è quasi triplicata la quota dei laureati che hanno avuto modo di fare degli stage. Nel 2011 il 55 per cento dei ragazzi usciti da un ateneo italiano ha partecipato a un percorso di tirocinio formativo durante gli studi. Prima delle riforme, avevano avuto un'occasione simile solo il 20 per cento dei laureati. Un'evoluzione che dovrebbe avere degli effetti positivi se è vero che, come dicono gli autori dell'indagine, il tirocinio aumenta la probabilità di trovare un'occupazione del 13,6 per cento.

I ragazzi italiani si ritrovano a dover fare i conti con un complesso scenario economico ma sembrano sempre più pronti a sacrifici pur di poter avere un'occasione. Sono sempre più disponibili a effettuare trasferte frequenti di lavoro (32 per cento) e a cambiare residenza (il 41 per cento). Solo il 3,6 per cento dei laureati, per lavoro, preferirebbe non fare trasferte.

La diminuita motivazione. In questi ultimi anni però è aumentata la quota dei laureati "poco motivati": sono passati dal 10 per cento del 2007 al 14 per cento del 2011. Non certo una buona notizia visto che le motivazioni nella scelta del corso di laurea influenzano la riuscita universitaria sia in termini di voto d'esame, che di ritardo alla laurea. Allo stesso tempo, negli ultimi otto anni le immatricolazioni si sono ridotte del 15 per cento confermando il ridotto interesse per gli studi universitari di questa fascia di popolazione giovanile. Fenomeno che rende ancora più difficile raggiungere l'obiettivo europeo di avere laureata il 40 per cento della popolazione di età tra 30 e 34 anni (siamo fermi al 20 per cento).

I mille profili. Dal rapporto emerge chiaramente che, al di là dei valori medi dell'universo complessivo utili per un confronto con gli anni del pre-riforma, ci si trova davanti, più che a un unico profilo di laureato, a una molteplicità di figure. Ciascuno di queste caratterizzate da specificità proprie che vanno dall'ambito familiare di origine all'area geografica di provenienza. Dalla facoltà di iscrizione al dinamismo del mercato del lavoro locale.

Classi sociali e mobilità. I laureati della triennale provengono da classi sociali meno favorite, tendono a studiare sotto casa, forse anche per effetto della moltiplicazione dei corsi universitari, e raggiungono il traguardo a 24 anni. Tra i laureati specialistici, biennali e a ciclo unico, si riscontra invece una maggiore selezione sociale: sono giovani più avvantaggiati socialmente e culturalmente, più disponibili alla mobilità tra sedi universitarie, sono quelli con più esperienze di studi all'estero nel curriculum.

Professioni sanitarie vs. giuridiche. Anche all'interno dei singoli gruppi ci sono elevate differenze. Tra i laureati triennali, ad esempio, concludono in tempo il ciclo di studi il 65 per cento dei laureati delle professioni sanitarie su cento. Più bassa la quota (36-40 per cento) nei percorsi psicologico, educazione fisica, economico-statistico e scientifico. All'estremo opposto, riescono a restare in corso solo 15 laureati su cento del gruppo giuridico e a 29 su cento di quello in architettura.

Se si analizza nel dettaglio il dato medio dei tirocini dei laureati della specialistica, si scopre che coinvolge, come prevedibile, quasi otto su dieci dei giovani che escono da corsi legati al gruppo di studio dell'area medica e delle professioni sanitarie mentre nel gruppo giuridico si arriva a mala pena al 14 per cento.

Analisi e dettagli. Per questo, Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, ha sottolineato come sia necessario "spingere l'analisi al di là del dato aggregato di sintesi, mettendo in evidenza l'estrema variabilità che caratterizza i diversi aspetti indagati e distinguendo le offerte formative che si sono tradotte in risultati positivi da quelle in evidente stato di sofferenza, la capacità di valorizzare eccellenze ma anche quella di considerare i diversi punti di partenza apprezzando il valore aggiunto prodotto".

Investimenti e interazione università mondo produttivo. Da qui, il direttore di AlmaLaurea ha provato a indicare le linee da seguire a fronte della crisi: "E' necessario investire in istruzione di alto livello, consolidare il processo di riforma del sistema universitario, incoraggiare i giovani a investire in formazione, promuovere la cultura della valutazione, migliorare l'interazione fra università e mondo della produzione, ridefinire l'offerta formativa per chi è già stabilmente inserito nel mercato del lavoro, costituiscano priorità irrinunciabili per il futuro del Paese".

(21 maggio 2012)

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angelico
00venerdì 8 giugno 2012 22:05
ROMA - Nel 2011 lavora il 71,5% dei laureati che hanno conseguito il titolo nel 2007, mentre è in cerca di lavoro il 15,2%. Lo afferma un'indagine dell'Istat che rileva come rispetto all'edizione precedente dell'indagine (sui laureati del 2004), si riduce la quota degli occupati (era il 73,2% nel 2007) e cresce quella delle persone in cerca di lavoro (13,5%). Dopo un anno dal conseguimento del titolo, le persone che si sono laureate nel 2007 in corsi specialistici biennali sono occupate nel 67,5% dei casi; quattro anni dopo il titolo, ossia nel 2011, gli occupati salgono all'82,1%. La situazione a un anno dalla laurea peggiora tra quanti, conseguita la laurea triennale nel 2007, hanno portato a termine il biennio specialistico nel 2010: a essere occupato nel 2011 è solo il 58,2%. Cifre che, spiega il professor Andrea Cammelli, direttore del Consorzio Interuniversitario Almalaurea, confermano che il tasso di occupazione nell'ultimo decennio è preoccupantemente peggiorato.

Bene corsi infermieri. Tra le lauree triennali i migliori esiti occupazionali si riscontrano per i corsi relativi a professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (circa il 95% di occupati). Tra le lauree specialistiche biennali, livelli di occupazione superiori al 90%, abbinati a quote di lavoro continuativo iniziato dopo il titolo maggiori del 70%, si registrano per i corsi di ingegneria meccanica, gestionale ed elettronica e per quelli di architettura e ingegneria edile e delle scienze economico-aziendali.

Male laureati in Lettere. Le situazioni più critiche sono quelle relative ai laureati nei corsi afferenti alle classi triennali di scienze biologiche, scienze della terra, lettere e filosofia (con tassi di disoccupazione superiori al 40%). Le difficoltà dei corsi dei gruppi geo-biologico e letterario si riscontrano anche per i laureati del biennio specialistico.

A Sud peggio che al Nord. Particolari criticità si evidenziano per i laureati che al momento dell'intervista vivono abitualmente nel Mezzogiorno: a quattro anni dalla laurea la percentuale di persone in cerca di occupazione è superiore al 27% tra i "triennali". Inoltre, circa il 30% dei laureati che prima di iscriversi all'università risiedevano nel Mezzogiorno e nel 2011 lavorano, vive nel Centro-Nord. Per il Nord la quota dei residenti prima dell'iscrizione all'università in tale ripartizione, che nel 2011 lavora in altri contesti territoriali non arriva al 5%.

Percorso a ostacoli per le donne. Lo svantaggio femminile nell'accesso al lavoro è evidente sia tra i laureati "triennali" sia per quelli in corsi a ciclo unico o specialistici biennali, con un differenziale nei tassi di disoccupazione di circa 8 punti: la disoccupazione femminile è del 23%, contro il 14,8% maschile, per le lauree triennali e del 18%, contro il 10,2% maschile, per le altre. Le donne risultano avere un lavoro a tempo indeterminato meno frequentemente degli uomini (quasi 48% per le lauree triennali e circa 43% per quelle a ciclo unico o specialistiche biennali contro il circa 51% maschile in ambo le tipologie), mentre mostrano percentuali più elevate di lavori occasionali (rispettivamente, 10,5% contro il 7,2% e 11,5% contro 7,6%) e di lavori "a termine" (32,2% contro 26,4% per le lauree di durata triennale e 29,2% contro 18,4% per quelle a ciclo unico e specialistiche biennali).

Autonomia e mansioni soddisfano 85%, stipendio solo il 60% Gli elementi più appaganti sono il grado di autonomia sul lavoro e le mansioni svolte: la quota dei "molto o abbastanza soddisfatti" su questi aspetti supera l'85% per tutte le tipologie di corsi di laurea. La possibilità di carriera e il trattamento economico sono, invece, gli elementi meno gratificanti, con quote di soddisfazione intorno al 60%. Il livello di soddisfazione femminile è sempre più contenuto rispetto a quello dichiarato dagli uomini, con differenze particolarmente accentuate per quanto riguarda la possibilità di carriera.

Laureati triennali, paga media di 1.300 euro. A circa quattro anni dalla laurea triennale, i giovani che svolgono un lavoro continuativo e a tempo pieno iniziato dopo il conseguimento del titolo guadagnano in media circa 1.300 euro. Più elevato è lo stipendio mensile netto dei laureati in corsi a ciclo unico e specialistici biennali (1.407 euro). Tra quanti hanno conseguito un titolo triennale, nei primi posti della graduatoria si collocano gli stipendi dei laureati nel gruppo difesa e sicurezza (1.622 euro) seguiti da quelli delle professioni sanitarie afferenti al gruppo medico (1.466 euro). A guadagnare di meno sono i giovani usciti dai gruppi insegnamento, letterario, architettura e geo-biologico (meno di 1.200 euro). Lo stipendio percepito dalle laureate è sistematicamente inferiore a quello degli uomini, con un differenziale particolarmente consistente (intorno ai 200 euro) tra quanti provengono da corsi del gruppi agrario ed educazione fisica. Tra quanti hanno concluso corsi di laurea a ciclo unico o specialistici biennali, guadagnano di più i laureati del gruppo medico (1.818 euro), seguiti da quelli dei gruppi difesa e sicurezza (1.783) e ingegneria (1.559). Lo stipendio mensile dei laureati del gruppo medico, in particolare, è superiore di oltre 600 euro a quello dei laureati del gruppo insegnamento, che registrano il guadagno più basso (1.188 euro al mese). Anche in questo caso le remunerazioni degli uomini sono sempre più elevate rispetto a quelle delle laureate, con differenziali superiori ai 180 euro nei gruppi linguistico, educazione fisica, scientifico ed economico-statistico.

Almalaurea: "Occupazione in calo e scarsa attenzione a professionalità specializzate". "I dati diffusi dall'Istat confermano una tendenza che va avanti da quasi dieci anni - dice il professor Andrea Cammelli, direttore del Consorzio Interuniversitario Almalaurea-. Il dato di occupazione, stando anche alle nostre ricerche, è sceso di quasi 7 punti percentuale. Ma la cosa più preoccupante - sottolinea Cammelli - è che nel nostro Paese, al contrario di quanto accade nel resto d'Europa, non vengono valorizzate le professioni ad alta specializzazione. I migliori laureati si trasferiscono all'estero e l'Italia, nello scambio, registra un saldo costantemente negativo". Occupazione in calo, dunque, e fuga di giovani altamente specializzati: "L'Italia - spiega Cammelli - è un Paese che si sta impoverendo. Già c'è una drastica riduzione dei 19enni, legata al calo delle nascite. Se a questo si aggiunge la poca attenzione verso la ricerca e l'innovazione, il quadro diventa ancora più serio". E una sintesi della situazione italiana è stata fornita nell'ultimo rapporto elaborato da Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati e che ha coinvolto 400mila laureati, l'88% dei quali a un anno dal termine degli studi. "Tra il 2004 e il 2008, quindi negli anni precedenti alla crisi, tranne che in una breve fase di crescita moderata, l'Italia ha fatto segnare una riduzione della quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione, in controtendenza rispetto al complesso dei paesi dell'Unione Europea - si legge nel rapporto -. Un'asimmetria di comportamento che si è accentuata nel corso della crisi: mentre al contrarsi dell'occupazione, negli altri paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro paese è avvenuto il contrario. Probabilmente almeno una parte dei laureati che in questi anni sono emigrati dall'Italia fanno parte del contingente di capitale umano che è andato a rinforzare l'ossatura dei sistemi produttivi dei nostri concorrenti".


(08 giugno 2012)

www.repubblica.it/scuola/2012/06/08/news/lavoro_71_5_laureati_lo_trova_in_4_anni-36803274/?ref=...
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