Presentazione della tappa
Dalla Cantabria ci si sposta nelle Asturie, terra che sta alla Vuelta come le Dolomiti stanno al Giro. È tra le pieghe del principato, infatti, che gli organizzatori hanno “stanato” ascese tra le più celebri e impegnative della corsa, come il tremendo Angliru, che quest’anno non sarà della partita, e gli spettacolari laghi di Covadonga, presso i quali terminerà la frazione successiva. Oggi ci si dovrà accontentare del traguardo sulla montagna che sovrasta la città di Oviedo, il Naranco, decisamente meno “dotata” rispetto alle due ascese sopra citate ma che si è comunque ritagliata un notevole spazio nella storia del ciclismo iberico al punto d’essergli intitolata una gara, la Subida al Naranco, in calendario dal 1941 al 2010, anno nel quale è confluita nel Giro delle Asturie. La linea d’arrivo sarà collocata al termine di una salita che misura poco meno di 6 Km e che presenta il medesimo numero come dato di pendenza media; nemmeno i chilometri precedenti paiono sulla carta temibili, ma la successione di “alti” ugualmente poco pendenti che, senza respiro, scandiranno gli ultimi 53 Km di gara renderanno la corsa più dura di quanto possano suggerire le cartine. E c’è un precedente da tenere bene a mente, che porta la data del 13 settembre 2013, l’ultima volta che una frazione della Vuelta terminò lassù, e che rende bene l’idea di quanto impegnativo possa in realtà rivelarsi questo finale di gara. Quel giorno si affrontava un percorso quasi identico a questo nella seconda parte e il nostro Vincenzo Nibali, che vestiva la maglia rossa con appena 3” secondi di vantaggio sullo statunitense Chris Horner, perse le insegne del primato per lo stesso intervallo di tempo, gap che poi salirà a 37” l’indomani sull’Angliru e con il quale il corridore americano s’imporrà 48 ore più tardi sul conclusivo traguardo di Madrid.