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rossala
00giovedì 14 febbraio 2008 12:20
Barak Obama

xoomer.alice.it/padre-separato/yeswecan
SI PUO' FARE.. LA BIGENITORIALITA'
rossala
00venerdì 15 febbraio 2008 14:51
Re: Barak Obama
svezia (+ padre + fortuna), italia (- padre - fortuna)
giro anche questi due articoli (apparsi ieri sui giornali) in tema:

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IL PARGOLO FARA' FORTUNA
SE PAPA' E' MOLTO PRESENTE

city.corriere.it/

" I bimbi che crescono con un padre attento e presente nella loro vita, hanno molte più possibilità di avere successo da adulti. L’effetto di un bel rapporto con il genitore durerebbe infatti almeno per i 20 anni successivi all’adolescenza.

STOCCOLMA, se sperate che il vostro bebé diventi un adulto di successo e senza problemi, potete cominciare a fare qualcosa di utile da subito. Secondo uno studio svedese, infatti, la futura fortuna dei bambini comincia a costruirsi sin dalla prima infanzia. E soprattutto grazie ai papà. I ricercatori hanno provato che più il genitore è presente nella vita del figlio, più il bambino sarà un adulto sano, equilibrato e di successo.

Non sarà un criminale - un gruppo di studiosi dell’Università di Uppsala, ha esaminato i risultati di 24 ricerche pubblicate tra il 1987 e il 2007. Si tratta di studi di varia grandezza: dal più piccolo che ha coinvolto soltanto 17 bambini al più grande che ha analizzato ben 8.441 persone, neonati e adulti di 33 anni Dai risultati di questa analisi, i ricercatori hanno scoperto che i bambini che hanno vissuto con entrambi i genitori hanno avuto da adulti meno problemi comportamentali di quelli che hanno vissuto con la sola madre. Secondo gli esperti,anche nelle famiglie a basso reddito o disagiate, quando un figlio ha un rapporto positivo e costante con i genitori, il bambino ha meno probabilità di diventare, una volta adulto, un criminale o una persona con problemi.

E non fumerà - “Abbiamo riscontrato ha spiegato Anna Sarkadi, una delle autrici dello studio che varie ricerche hanno dimostrato che i bambini che hanno avuto un buon rapporto con il padre hanno meno probabilità di fumare e dimettersi nei guai con la polizia”. E poi hanno più possibilità di raggiungere livelli di istruzione migliori e di sviluppare buone amicizie con i bambini di entrambi i sessi. Per le adolescenti di 16 anni, invece, un buon rapporto con il papà assicura benessere fisico e mentale anche una volta compiuti i 33anni. " (CITY)

(p.s. - ricordo che in Svezia la presenza paterna nelle separazioni è aumentata del 24% negli ultimi 6 anni, hanno costituito la "casa del papà" per venire in contro ai padri separati in difficoltà e per finire ospitano un convegno mondiale sul tema, Aprile 2008, con inviti internazionali.)

link all'articolo:
xoomer.alice.it/padre-separato/giornali/08-02-14-citysvezian...

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LA GUERRA NASCOSTA

www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200802articoli/30116gi...
Di Alessandra Pieracci

10 anni di suicidi, infanticidi e omicidi legati alle separazioni. Un bilancio terrificante degno di una guerra civile che finora si è consumata nel silenzio dell'informazione:

691 delitti,
158 minori uccisi
976 vittime di suicidi e omicidi

è l’esplosione della disperata violenza che porta alla follia assassina un genitore separato e secondo la fredda determinazione delle statistiche

nel 93% dei casi chi si toglie la vita è il padre.

Padri separati, papà disperati relegati ai margini o del tutto estromessi dalla vita dei figli.

14-2-2008 Svolta in Liguria: Daremo loro la casa - " GENOVA Il bilancio di dieci anni è impressionante: 691 delitti, 158 minori uccisi, 976 vittime di suicidi e omicidi: è l’esplosione della disperata violenza che porta alla follia assassina un genitore separato e secondo la fredda determinazione delle statistiche nel 93% dei casi chi si toglie la vita è il padre. Padri separati, papà disperati relegati ai margini o del tutto estromessi dalla vita dei figli. Nel 2006 a Roma i «padri senza diritti» manifestarono in mutande. E c’è il padre di 50 anni accusato di abusi sulla figlia che solo dopo 60 giorni di carcere può vedere cancellata l’infamia e s’incatena davanti al Tribunale, e quello che minaccia di darsi fuoco in diretta tv.

L’ultima denuncia è della Caritas: nei dormitori, alle mense aumentano gli uomini separati ridotti in povertà. Il dramma è condiviso da migliaia di padri, associazioni come quella dei Papà Separati sollecitano interventi. Una risposta arriva dalla Liguria, regione al primo posto in Italia in percentuale per numero di divorzi e separazioni. Si tratta di una proposta di legge regionale a favore dei padri separati, che porta la firma di un consigliere di An, Alessio Saso, ma tratta un argomento così sentito da aver trovato sponda nelle altre formazioni politiche, tanto che in questi giorni si sta costituendo una commissione ristretta per definire meglio la formulazione e accelerare un varo bipartisan.

«E’ una buona proposta di legge - conferma il capogruppo dell’Ulivo, Claudio Gustavano -. E’ un contributo originale su cui riflettere magari per inserirla in un contesto più ampio sul tema delle fragilità che caratterizzano una separazione. Cogliamo l’opportunità di lavorare su una cosa buona tutti insieme. Sarà una questione senza colore. Ormai separarsi è una cosa da ricchi. Lo stato di padre separato si traduce nell’impossibiità di riuscire a offrire ai figli una vita di relazione».

Attraverso una serie di aiuti, la legge intende proprio consentire al padre separato di continuare a fare il papà, condividendo la vita dei figli. «Intendiamo offrire sostegno di carattere economico, legale e psicologico - spiega il promotore Saso, sociologo -. Ovvero fornire un’abitazione a quei padri che nel periodo della separazione rischiano di tornare in casa con i propri genitori, condizione che non permette loro di poter ospitare i figli. Fino al sostegno legale per appianare le questioni, passando per un aiuto psicologico perché spesso il genitore che deve abbandonare la casa con i propri figli ha necessità di recuperare il senso del proprio ruolo e della propria dignità».

«Nel nostro Paese - prosegue Saso - è andata consolidandosi una prassi giudiziaria che privilegia le madri quali punto di riferimento educativo, che stabilisce l’assegnazione dei figli e della casa alla madre, mentre ai padri viene assegnato un ruolo di sostegno economico, quantificato di solito in un terzo dello stipendio. In oltre il 90% dei casi il padre è tenuto a versare un assegno di mantenimento per i figli pari, in media, a 400 euro mensili, e nel 71% dei casi la casa va alla ex moglie. Ora, considerato che oltre la metà dei separati con figli minori appartengono alla categoria degli insegnanti, impiegati, e operai, che il 54% di essi ha al massimo la licenza elementare, è evidente che non solo le donne, ma anche gli uomini che si trovano in questa condizione sono a rischio povertà».

La legge «Misure a sostegno dei padri separati in situazione di difficoltà» sarà presentata al convegno «In nome del padre» organizzato per domani alle 15 al Teatro della Gioventù di Genova da Saso con l’associazione Papà separati e il patrocinio del Consiglio regionale della Liguria, presente anche l’associazione Famiglie separate cristiane. "




Viviana.30
00giovedì 10 luglio 2008 21:18
Re: Barak Obama
rossala, 14/02/2008 12.20:


xoomer.alice.it/padre-separato/yeswecan
SI PUO' FARE.. LA BIGENITORIALITA'


Barack Obama era musulmano?
di Daniel Pipes
FrontPageMagazine.com
24 dicembre 2007

Pezzo in lingua originale inglese: Was Barack Obama a Muslim?

"Se fossi musulmano ve lo direi", ha asserito Barack Obama, ed io gli credo. In effetti, egli è un cristiano praticante, un membro della Trinity United Church of Christ. Attualmente non è un musulmano.

Ma Obama lo è mai stato o è stato considerato tale dagli altri? Più precisamente, i musulmani potrebbero considerarlo un murtadd (un apostata), vale a dire un musulmano convertitosi a un'altra religione e, quindi, qualcuno il cui sangue potrebbe essere versato?


Barack Obama at the Smoky Row Coffee Shop di Oskaloosa, in Iowa.


Il candidato alla soglia presidenziale americana ha rilasciato due importanti dichiarazioni a riguardo. Sul sito web della sua campagna elettorale è stata postata una dichiarazione del 12 novembre così titolata: "Barack Obama Non È Mai Stato un Musulmano", e a ciò fa seguito: "Obama non ha mai pregato in una moschea. Non è mai stato un musulmano, non ha ricevuto un'educazione musulmana, ed è un devoto cristiano". Poi, il 22 dicembre, nell'inatteso scenario del Smoky Row Coffee Shop di Oskaloosa, in Iowa, mangiucchiando una fetta di torta di zucca e bevendo del tè con quattro abitanti del luogo, Obama ha fornito su questo argomento molti più dettagli rispetto a quanto abbia mai fatto prima. Alla domanda in merito al suo retaggio musulmano, egli ha così replicato:

Mio padre era originario del Kenya e molta gente del suo villaggio era musulmana. Egli non professava l'Islam. A dire il vero, non era molto religioso. Poi incontrò mia madre, una cristiana del Kansas. Si sposarono e divorziarono. È stata mia madre a pensare alla mia educazione. Pertanto, sono sempre stato un cristiano. L'unico legame che abbia mai avuto con l'Islam è la provenienza keniota di mio nonno paterno. Ma io non ho mai professato l'Islam (…) Per un po' sono vissuto in Indonesia, visto che mia madre insegnava lì. E quello è un paese musulmano. Frequentai le scuole indonesiane. Ma non fui un osservante della fede islamica. Credo, però, che ciò mi permetta di capire come la pensi questa gente, che condivide in parte il mio pensiero, vale a dire che si possono instaurare migliori rapporti con il Medio Oriente e ciò contribuirebbe a renderci più sicuri, se noi potessimo capire come loro la pensino a riguardo.

Obama è mai stato musulmano?
"Sono sempre stato cristiano" ha detto Obama, puntando sul fatto che sin da bambino non è mai stato un osservante della fede islamica, per negare così ogni legame con l'Islam. Ma i musulmani non reputano che la professione della fede islamica sia di capitale importanza. Per essi, chi è nato da padre musulmano è un musulmano di nascita. Inoltre, tutti i bambini che portano un nome arabo basato sulla radice trilaterale H,S,N (Hussein Hassan e altri nomi) possono essere considerati musulmani. Pertanto, a loro dire, basta considerare il nome completo di Obama: Barack Hussein Obama per asserire che egli è musulmano di nascita.

Inoltre, familiari e amici lo hanno considerato musulmano sin da bambino. Nell'articolo dal titolo "Obama Debunks Claim About Islamic School", il 24 gennaio 2007, Nedra Pickler dell'Associated Press scriveva che:

La madre di Obama divorziò dal padre di Obama per poi sposare un uomo indonesiano, Lolo Soetoro, e la famiglia si trasferì in Indonesia dal 1967 al 1971. Dapprincipio, Obama frequentò la scuola cattolica "San Francesco di Assisi", e in base alla documentazione presentata egli fu iscritto come musulmano, la religione del suo patrigno. La documentazione richiedeva che al momento dell'iscrizione ogni allievo scegliesse una delle 5 religioni di Stato: musulmana, indù, buddista, cattolica o protestante.

A questa domanda, il capo addetto stampa di Obama, Robert Gibbs, replicò facendo sapere a Pickler che:

Egli non aveva la certezza di conoscere il motivo per il quale nel documento Obama risultava essere musulmano. "Il senatore Obama non è mai stato un musulmano".

Due mesi dopo, Paul Watson del Los Angeles Times (articolo disponibile on-line in una ristampa del Baltimore Sun) riportò che dal sito web della campagna di Obama era scomparsa quella dichiarazione assoluta e ne apparve una più sfumata: "Obama non è mai stato un musulmano praticante". Il Times ha approfondito la questione e ne ha saputo di più riguardo il suo interludio indonesiano:

I suoi ex insegnanti cattolici e musulmani, insieme a due persone identificate dal maestro della scuola elementare frequentata da Obama come amici di infanzia, asseriscono che Obama è stato iscritto dalla sua famiglia come musulmano in entrambe le scuole frequentate. Quella iscrizione implicava che, ai tempi della terza e della quarta elementare, Obama apprendeva l'insegnamento dell'Islam per due ore alla settimana frequentando una classe religiosa.

Gli amici di infanzia dicono che talvolta Obama si recava a recitare le preghiere del venerdì nella locale moschea. "Pregavamo, ma non sul serio, limitandoci a imitare i gesti compiuti dagli adulti presenti nella moschea", ha chiosato Zulfin Adi. "Ma da bambini amavamo incontrare i nostri amici e ci recavamo insieme in moschea, e giocavamo" (…) La sorella più giovane di Obama, Maya Soetoro, in una dichiarazione rilasciata in occasione della campagna elettorale ha affermato che la famiglia frequentava la moschea esclusivamente "per gli eventi comunitari" e non ogni venerdì.

Rievocando i tempi del soggiorno di Obama in Indonesia, il resoconto del Times contiene menzioni che Obama: "si recava in moschea" e che egli "era musulmano".

Sintetizzate, le prove disponibili stanno a indicare che Obama era musulmano di nascita, di padre non praticante e che per alcuni anni ricevette una educazione sufficientemente musulmana, sotto gli auspici del patrigno indonesiano. A un certo punto, egli si convertì al Cristianesimo. Sembrerebbe falso asserire, come ha fatto Obama: "Sono sempre stato un cristiano" e "Non ho mai professato l'Islam". La campagna elettorale sembra essere dilettantesca o ingannevole, quando si afferma: "Obama non ha mai pregato in una moschea".

Implicazioni della conversione di Obama
In poche parole, la conversione di Obama a un'altra fede religiosa fa di lui un murtadd.

Detto questo, la punizione per l'apostasia commessa da un bambino è meno severa rispetto a quella inflitta agli adulti. Come fa rilevare Robert Spencer, "in base alla legge islamica un apostata di sesso maschile non è mandato a morte, se non raggiunge la pubertà" (cfr.‘Umdat al-Salik o8.2; Hidayah, vol. II, p. 246).

Qualcuno, però, reputa che egli dovrebbe essere imprigionato fino al raggiungimento dell'età adolescenziale e poi "invitato" ad accettare l'Islam, ma ufficialmente la pena di morte per i giovani apostati è vietata.

Il lato positivo è che se Obama venisse accusato apertamente di apostasia, ciò solleverebbe eccezionalmente la questione del diritto di un musulmano a cambiare religione, facendo sì che un argomento da sempre marginale diventi primario e centrale, magari a grosso beneficio di quei musulmani che tentano di dichiararsi atei o di convertirsi a un'altra religione.

Ma se i musulmani considerassero Obama un murtadd, ciò avrebbe delle grosse conseguenze per la sua presidenza? L'unico precedente in grado di rispondere a simile interrogativo è il caso di Carlos Saúl Menem, presidente dell'Argentina dal 1989 al 1999. Figlio di due immigrati siriani musulmani e marito di un'altra siro-argentina, Zulema Fátima Yoma, Menem si convertì al Cattolicesimo. Sua moglie disse pubblicamente che Menem abiurò l'Islam per motivi politici – poiché fino al 1994 la legge argentina esigeva che il Capo dello Stato fosse membro della Chiesa. Dal punto di vista musulmano – si veda il NYT dell'8 gennaio 1989 – la conversione di Menem è peggiore di quella di Obama, essendo opera di un adulto. Tuttavia, Menem non è stato minacciato né ha dovuto pagare lo scotto del cambiamento di religione, perfino durante il suo viaggio nei paesi a maggioranza musulmana, in Siria in particolare.

Ma una cosa è essere Presidente dell'Argentina negli anni Novanta e un'altra è essere Presidente degli Stati Uniti nel 2009. Non si dovrebbe scartare l'ipotesi che qualche islamista lo rinnegherebbe per il fatto che sia un murtadd e tenterebbe di giustiziarlo. Ma vista la bolla protettiva che circonda un presidente americano, questa minaccia, presumibilmente, non lo distoglierebbe dallo assolvimento delle sue mansioni.

Cosa più importante, in che modo i musulmani più tradizionali reagirebbero a lui, sarebbero furiosi per la sua apostasia? Questa reazione è una reale possibilità che comprometterebbe le sue iniziative rivolte al mondo musulmano.




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