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A PROPOSITO DELL' HAIKU

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    rezgit
    Utente Senior
    00 12/12/2003 13:24



    A PROPOSITO dell' HAIKU
    COME LA PENSO IO



    Da un po' di tempo in qua
    sta diventando moda
    in poco poetare .
    Brevi componimenti
    sparsi qua e là
    dove accanto al titolo
    Haiku sta scritto.
    E, ti ritrovi a leggere
    tre versi solamente
    in cui il concentrato
    ermetico in eccesso
    non ha il contenuto
    che dovrebbe avere.
    E,,,non solo !
    Perchè,
    nella suddivisione
    in sillabe o che altro
    non sempre ti ritrovi
    il numero richiesto..
    Allora mi son detta:
    "Andiamo un po' a cercar
    il suo percorso storico,
    la' dov'egli e' nato
    e dov' or e' di casa."
    Mi son documentata
    e tre cose l' ho capite:
    1°-- l'haiku non è l'hakku;
    2°-- nel suo verso il ritmo
    non si misura a piedi;
    3°-- i primi due versi
    esprimono un pensiero
    che trova conclusione
    nell'ultimo dei tre.
    Ora mi domando:
    s'e' giusto oppure no
    parlar di sinalefe
    o di quant'altro poi
    a questo collegato.
    Io credo che 'l nipponico,
    non conosce regole
    della prosodia.
    Di metrica italiana
    non ne parliamo proprio,
    dacche',in questa qui,
    l'accentuazione sua,
    intesa come ritmo,
    domina dominante,
    ci giostra tra le rime.
    Invece il nostro HAIKU
    non conosce metrica!
    E' solo sillabazione,
    come vigente è
    in uso di grammatica.....
    MO,
    dacche' ci sto a pensare,
    me la devo rivedere(?)
    per non mascherare
    col frak del dittongo
    lo stilinguato iato.
    Embe', son problemi miei,
    che ci posso fa?
    Scusatemi vi prego
    per questa stonatura,
    ma,,,,,,,,,,,
    ve lo dovevo dire
    come la penso io.

    regit


    HAIKU di oggi:

    MAESTRALE

    Vento salato
    e schiuma sugli scogli:
    e' tramontana.

    regit





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    Caleidos
    Utente Junior
    00 12/12/2003 17:00
    Haiku il computo delle sillabe
    Mi sono andato a leggere una precisazione secondo il computo delle sillabe secondo i nipponici.
    Il computo delle sillabe segue regole diverse dalle nostre: esso corrisponde infatti al computo degli "onji", ossia dei segni grafici dell'alfabeto giapponese; è bene sapere essenzialmente che la "n" che a noi parrebbe una chiusura di sillaba costituisce un "onji" a sé stante; che non esistoto dittonghi, per cui le vocali accostate sono sempre considerate come singoli "onji"; infine, che le vocali lunghe corrispondono a due "onji", la misura classica dello haiku è propriamente 17 onji.

    Caleidos[SM=g27822]

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    rezgit
    Utente Senior
    00 12/12/2003 18:39




    Allora....
    Secondo me ,non potremo mai fare un paragone tra l'impostazione linguistica nipponica e quella italiana,per il semplice fatto che sono due ceppi completamente diversi.
    E quindi il conteggio delle "sillabe" o "onji" non hanno corrispondenza alcuna.
    A noi non interessa il valore della "n" ,perchè nella lingua italiana essa non costituisce sillaba.
    Dobbiamo riconoscere che l'HAIKU "italianizzato" è una forma particolare di poesia che "IMITA" quello giapponese e che per le sue peculiarità cerca di non alterarne la forma e il contenuto,tenendo presente anche la punteggiatura,elemento essenziale ed insostituibile della lingua italiana.
    Scrivere un HAIKU in italiano (secondo me)significa attenersi a tutte le regole della "PROSODIA" che è la sillabazione accentuativa nella costruzione dei versi.
    Una precisazione:
    nella lingua italiana l'unione di due vocali può determinare uno IATO o un DITTONGO.
    Nell'uno e nell'altro caso allora il conteggio delle sillabe varia.
    ciao kalòs
    regit


    leggi
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    Caleidos
    Utente Junior
    00 12/12/2003 21:05
    Banzaiiiiiiiiiiii





    Che cos'è un HAIKU? In parole povere, è un tipo di poesia giapponese. Le sue caratteristiche sono:
    - la sua struttura in 17 sillabe (5-7-5);
    - il modo estremamente conciso in cui vengono espressi i concetti;
    - il contenuto rivolto sempre alla natura, alla quotidianità e alla semplicità.

    L’HAIKU ANTICO
    L’haiku è quindi un poema di tre parti, rispettivamente di 5, 7, 5, sillabe ciascuna. Ciò deriva dal concetto che ogni emozione è un singolo, indivisibile e perfetto insieme che può essere espresso da poche, significative parole. L’haiku è stato molto influenzato dal buddismo, esprime una visione serena della natura e della vita, colte nella loro caducità e mutevolezza. La caratteristica fondamentale dell’haiku classico è quella di fare riferimento a una delle quattro stagioni attraverso un termine , il “kigo”, (riguardante la flora, la fauna, avvenimenti popolari o cibi) che stia ad indicare una precisa stagione.

    Qui di seguito riporto qualche opera, una per ognuno dei quattro più grandi poeti dell'HAIKU classico:

    Buson (1715-1783)

    [IMG]


    Hatsu yuki no
    soko wo tatakeba
    take no tsuki


    Luna di bambù,
    mentre carezza il suolo
    della prima neve.


    Basho (1644-1694)

    Kera eda ni
    karasu no tomari keri
    aki no kure.

    Su un ramo secco,
    si posa un corvo,
    crepuscolo autunnale.

    Issa (1762-1826)

    Furusato ya
    chiisai ga ore ga
    natsu kodachi.

    Il mio paese:
    benché sia piccolo,
    i boschi sono miei.


    Shiki (1867-1902)

    Odoroku ya
    yugao ochishi
    yowa no oto.

    Stupore:
    una mergherita si frange,
    suono di mezzanotte.



    L’HAIKU MODERNO

    Le innovazioni portate nell’haiku dai poeti contemporanei non sono facilmente percepibili. Gli elementi compositivi e la struttura tradizionali sono molto tenaci e determinati dalla lunga tradizione: le caratteristiche fondamentali dell’haiku sembrano non cambiare, eppure ci sono alcune novità che rivoluzionano, agli occhi di un giapponese, questo genere. La più evidente è l’omissione del “kigo”, il termine indicatore di stagione, riferimento indispensabile nell’haiku classico. Senza il kigo l’haiku prende forma libera, senza di esso viene meno la possibilità di individuare nella composizione un preciso punto del tempo sottratto a quel continuo oscillare fra passato e futuro in cui il mondo si dissolve. Da parte sua il lettore è ricondotto dal kigo al momento in cui si è condensata la sensazione descritta, così da poterla richiamare e rivivere.

    Ecco alcune opere di autori avanguardisti dell’HAIKU MODERNO:

    Kyoshi (1874-1959)

    Shuten ni
    Akaki suji aru
    Gotoku nari

    Raggi scarlatti
    È come se ci fossero
    -cielo d’autunno


    Hisajo (1890-1946)

    Waga ayumu
    Ochiba no oto no
    arubakiri

    Sotto i miei passi
    Solo il fruscio si sente
    Di fogli secche.

    Kusatao (1901-1983)

    Tsuma futayo
    Arazu futayo no
    amanogawa


    Non c’è mia moglie
    Per due notti –e due notti
    La via lattea